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domenica 24 novembre 2013

Sviluppo economico e caos demografico





Quali sono i fattori determinanti che intervengono nella scelta del numero di figli nelle femmine di Homo? Molto importanti sono certamente i condizionamenti religiosi  e delle culture tradizionali, come avviene ad esempio in certe società islamiche o tra gli appartenenti a sette religiose tradizionaliste. Secondo gli studi dell’antropologo Marvin Harris (1927-2001) sembra che abbiano maggiore importanza i fattori materiali ed in particolare gli interessi economici. “Nelle famiglie contadine delle società preindustriali, i bambini cominciavano ad occuparsi delle faccende domestiche non appena muovevano i primi incerti passi. Verso i sei anni aiutavano a raccogliere la legna per il fuoco e a portare l’acqua per cucinare, si prendevano cura dei fratellini più piccoli; seminavano i campi, li ripulivano dalle erbacce e mietevano i raccolti…più grandi badavano a portare il cibo agli adulti, pascolavano il bestiame…”. In definitiva i figli erano economicamente convenienti in quanto i bambini producevano più di quanto consumassero. Proprio per questo ogni abbassamento del valore attribuito al lavoro infantile nell’agricoltura può determinare una riduzione del tasso di natalità. Se i profitti economici che i genitori si attendono dai figli possono essere aumentati mandandoli a scuola e facendo loro imparare un mestiere impiegatizio, il tasso di natalità può decrescere molto rapidamente. Negli anni sessanta, i ricercatori dell’Università di Harvard scelsero un villaggio dello stato del Punjab, Manupur, nell’India settentrionale, come sede di un progetto che puntava all’abbassamento del tasso riproduttivo attraverso l’uso di tecniche contraccettive e vasectomie. I ricercatori scoprirono che, se in linea teorica gli abitanti del villaggio non avevano problemi ad accettare l’idea di una pianificazione familiare, in pratica rifiutavano di farsi sterilizzare o di usare contraccettivi fino a quando non avevano raggiunto il numero di due figli maschi. Questo implicava spesso, tenendo conto delle femmine, la nascita di tre, quattro o più figli. Quindici anni dopo, alcuni ricercatori americani tornati nel villaggio scoprirono sorprendentemente che le donne facevano uso di metodi contraccettivi per ridurre in modo sostanziale il tasso di natalità e che il numero di figli maschi a cui aspiravano era notevolmente diminuito. La vera ragione di questa inversione di tendenza era la seguente: dopo la conclusione del progetto di ricerca americano, gli abitanti di Manupur erano stati coinvolti in una serie di progressi economici e tecnologici che avevano fatto del Punjab uno degli stati più avanzati dell’India. Lo sviluppo della rete dei canali di irrigazione e il sempre maggior utilizzo di trattori, diserbanti chimici e stufe da cucina a cherosene avevano drasticamente ridotto il valore economico dell’aiuto prestato dai bambini nelle fattorie. Nello stesso tempo, gli abitanti di Manupur cominciavano a rendersi conto dei vantaggi offerti dalla possibilità di impiego nelle fabbriche e negli uffici commerciali e statali. Avvertivano la necessità di essere maggiormente istruiti per poter gestire le loro fattorie meccanizzate e finanziate dalle banche. Oggi molti genitori vogliono che i loro figli proseguano gli studi e non hanno interesse a utilizzarli come contributo al lavoro manuale. Di conseguenza, le iscrizioni alla scuola superiore sono salite dal 63 all’81 % per i ragazzi, e dal 29 al 63 % per le ragazze. E i genitori di Manupur aspirano a che almeno un figlio si impieghi nel terziario, in modo che la famiglia non dipenda esclusivamente dai guadagni dell’agricoltura; molti progettano addirittura di mandare sia i figli sia le figlie all’università.
Questi motivi ricordano quelli alla base dei profondi mutamenti del tasso di riproduzione che hanno accompagnato il passaggio, nel diciannovesimo e nel ventesimo secolo, dalle società agricole a quelle industriali. L’industrializzazione ha aumentato il costo dei figli e ha tolto ogni convenienza ad averne molti. I benefici che si possono ottenere dai figli consistono nella loro disponibilità ad aiutare i genitori nelle difficoltà economiche e nei problemi di salute della terza età. Tuttavia l’allungamento della vita e l’aumento del costo delle cure mediche rendono sempre più irreale la possibilità che i genitori ricevano questo aiuto dai figli. Le nazioni industrializzate non hanno altra soluzione che quella di costruire case di riposo e predisporre assicurazioni mediche per la terza età, in sostituzione al sistema in uso nelle società preindustriali, nelle quali i figli si prendono cura dei genitori anziani.
Purtroppo le società industriali sono enormemente più impattanti sull’ambiente rispetto a quelle preindustriali. La riduzione dei tassi di natalità nelle nazioni progredite non ha perciò portato a benefici sull’ambiente, anche perché gli effetti della diminuita natalità sono stati surclassati negli ultimi decenni dall’arrivo di milioni di immigrati dai paesi che hanno ancora tassi di natalità molto elevati. C’è inoltre un grave ritardo culturale nelle nazioni occidentali dove le tradizioni religiose e le visioni solidaristiche antropocentriche hanno determinato un supporto a politiche di stimolo delle nascite che –purtroppo-  hanno spesso avuto successo come ad esempio negli Stati Uniti o in certi paesi europei (ad esempio Gran Bretagna e Francia). Una popolazione complessivamente  in crescita in presenza di economie industriali fortemente inquinanti è un coktail esplosivo per il residuo ambiente verde delle nazioni sviluppate. Ciò è ancora più vero per le economie emergenti dove esigenze di risorse non consentono l’utilizzo di tecnologie avanzate e meno inquinanti. Questi aiuti dati dallo stato (a carico della fiscalità generale) a politiche pro-nataliste è un vero dramma per le prospettive di successo di ogni tentativo di rientro ambientale sostenibile. La caparbia ostinazione  con cui le associazioni ambientaliste ignorano il fattore della riduzione della natalità  quale elemento determinante ed alla base di tutti gli aspetti del disastro ambientale che sta sotto i nostri occhi, aggiunge un aspetto paradossale al problema  ecologico e alle possibilità residue del pianeta.
Le prospettive per il futuro non sono rosee.
Nonostante tutte le mitologie su riduzioni sostanziali dei consumi energetici   e su fantomatici futuri sviluppi delle tecnologie riguardanti le fonti rinnovabili, la realtà è che negli ultimi decenni non vi sono state importanti innovazioni tecnologiche in grado di dare una svolta al problema del crescente inquinamento ambientale da fonti energetiche tradizionali e a quello del riscaldamento del clima. Solo per fare un esempio: il paese europeo con l'economia più forte, la Germania, ha ancora alla base del suo sistema energetico il carbone che rimane una fonte in assoluto tra le più inquinanti. La mancanza di un disegno strategico complessivo e basato su dati certi, l’assenza di una autorità politica in grado di condurre progetti a livello planetario, l’inconsistenza delle proposte dei vari convegni e consessi internazionali, il deficit di risorse da destinare alla ricerca aggravano i problemi. Ogni paese, ogni associazione, ogni istituzione segue politiche diverse e per lo più lasciate al gioco spontaneo degli interessi in campo. L’evoluzione delle economie e delle politiche sociali nelle varie aree geopolitiche  è priva di un disegno lungimirante di salvaguardia ambientale e lasciata allo spontaneismo caotico. Il fatto più grave è che tutti  ancora ignorano –o fingono di ignorare- il problema sovrappopolazione, ed il tempo sta per scadere.



4 commenti:

  1. << i figli erano economicamente convenienti in quanto i bambini producevano più di quanto consumassero. Proprio per questo ogni abbassamento del valore attribuito al lavoro infantile nell’agricoltura può determinare una riduzione del tasso di natalità. ---- L’industrializzazione ha aumentato il costo dei figli e ha tolto ogni convenienza ad averne molti. ---- Purtroppo le società industriali sono enormemente più impattanti sull’ambiente rispetto a quelle preindustriali. >>

    Sono considerazioni davvero molto interessanti e che condivido.
    Purtroppo non fanno che confermare che, soltanto con i meccanismi economici, il problema demografico non potrà mai essere risolto.
    Ci vuole una sterzata decisa a livello CULTURALE.
    E qui casca, tristemente, l'asino.

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  2. Sì, considerazioni molto interessanti anche perché.... tanto ovvie quanto tabù come tutto quanto riguarda il problema demografico.

    Il paradosso di
    tenori di vita rurali e non o meno consumisti - altra prolificità
    tenori di vita urbani e consumisti - bassa prolificità

    non offre molte speranze in termini di suo superamento.
    Il problema della crescita (demografica) è così complesso che deve essere affrontato su tutti i fronti possibili e contemporaneamente.
    Purtroppo il bilancio di medio-lungo termine personalmente fallimentare e collettivamente catastrofico di tassi di prolificità alti viene nascosto dall'utilità dell'avere a disposizione mano d'opera infantile "gratuita".
    Sì, ci vuole una sterzata a livello culturale.
    Martellare sul fatto che una vita degna per le donne NON è una vita degradata al solo essere madri.
    Martellare sul fatto che la donna sulla quale pesa quotidianamente gran parte degli oneri della riproduzione ha il diritto di decidere sul come quanto dove, ha il diritto di abortire, di scegliere la contraccezione, ha il diritto di NON essere reificata come (potenziale) fattrice di proprietà del padre, di qualche fratello, del futuro marito o del marito.
    Martellare sul fatto che, come osservano i tantrici, l'eros è armonia e piacere e unione tra partner e solo per una infinitesima
    parte (1/10000) riproduzione, che è esattamente l'opposto di quello che blaterano le religioni patriarcali (della mano destra). Insomma chiavate di più e meglio e fate meno figli che è esattamente il contrario di 'ste religioni corpofobiche.
    Martellare sul fatto che le persone possono e devono realizzarsi con attività che siano un po' più alte del consumismo di oggetti materiali, dello sfornare pargoli, della sola biologia. Un uomo ed una donna sono tali anche per le loro capacità artistiche, per il loro impegno per la politica e la comunità in cui vivono, per la difesa della Natura Madre che ci ospita ed è così gravemente attaccata, sull'edonismo del rispettare i limiti anche trasgredendoli, di tanto in tanto, che è ben altro dell'orribile hybris antropocentrico e con volontà ecocida che caratterizza le masse di homo.

    Purtroppo la dimensione catastrofica della crescita demografica è addirittura apologizzata
    o - da destra per volontà egemoniche, nazionalistiche, per il BAU proporzionale al volume della piramide, per influenza degli inquinamenti religiosi tradizionali
    o - da sinistra per volontà internazionaliste, per il masochismo filomigrazionista, per svampitudini di buonismi solidaristici, per la neoreligione del progressismo sviluppista,
    o - da entrambi per il culto tecnoteistico sulla tecnologia salvifica che permetterà di superare i limiti

    Se consideriamo che gli homo attuali sono i discendenti degli antenati che si riprodussero irresponsabilmente, compulsivamente, direi che non anche la biologia evolutiva non fa certo ben sperare.

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  3. "è ben altro dell'orribile hybris antropocentrico e con volontà ecocida che caratterizza le masse di homo."

    Il nostro è un tentativo di far comprendere questa follia antropocentrica che ci sta portando alla distruzione e alla perdita di senso. Diventare un allevamento intensivo ci farebbe perdere ogni rapporto con la natura e ogni significato "umano". Spaventosa è poi la distruzione delle altre specie viventi che avviene tutti i giorni sotto i nostri occhi. Eppure quelli che appaiono ovunque sui media, persino nelle pubblicità, sono solo gli occhi già arroganti dei piccoli homo, che chiedono altri consumi, altre distruzioni, altri assassinii di specie. Ovunque c'è una istigazione alla riproduzione della specie Homo che non so definire in altra maniera se non "meccanizzata". Sovvenzioni alle madri e alle famiglie vengono date in territori ormai devastati, carbonizzati da una presenza umana nauseante. Sovvenzioni per prolificare! Non per la contraccezione e l'aborto come dovrebbe essere. E nessuno si preoccupa di arrestare i tassi di natalità in aree sovrappopolate che vedono tassi di emigrazione per fame e povertà. Al contrario, predicatori infami (e forse pederasti) vanno a diffondere il verbo natalista e la condanna della contraccezione...

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  4. Si parla sempre di tasso di fecondità....Guarda che siamo nella socialdemocratica Europa, ed in particolare nella gerontofilica Italia, non in Somalia, dove stanno rapidamente portando all'estinzione il lupo dell' Abissinia per la ricerca di nuovi pascoli..( E mi raccomando a Natale regalate soldi alle missioni "umanitarie" in Africa..Mai ci fosse una missione animalista...)...In Italia siamo già ad 1,2 figli per donna, forse si può arrivare ad 1, ma è tuto inutile senza agire preventivamente sulla prevista gobba lunga demografica prima chi si spiaccichi da sola per collasso di ogni forma di welfare e stato centrale...Bisogna operare in direzione di una transito di ricchezza dagli anziani e dai passivi e dai più o meno malati digli operatori ed ex operatori dei servizi alla persona di stato agli operai ed ingegneri e contadini per garantire ai nostri suoli resilienza agli eventi atmosferici, agricoltura sostenibile, produzione elettrica.I tempi sono ormai strettissimi per cui è più probabile un crollo dello stato centrale e delle forniture energetiche e poi alimentari.

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