Translate

martedì 26 marzo 2013

Cambiare subito per evitare il disastro

(Altschuler, fisico, è direttore dell'Osservatorio di Arecibo)

"Per sopravvivere dobbiamo cambiare radicalmente il nostro modo di concepire quel che è "bene" per l'umanità e dobbiamo farlo senza egoismi. Non possiamo puntare tutto sulla nostra intelligenza, fonte di tanti inganni. Dobbiamo andare oltre. Penso a una qualità che per me è altrettanto importante e altrettanto difficile da definire: essere saggi. Curiosamente attribuiamo questa qualità alle figure mitologiche, che collochiamo nel passato, e ai personaggi della fantascienza, che collochiamo nel futuro. Il fatto è che ne abbiamo bisogno adesso...Ma allora che dobbiamo fare? Trovare il modo di risolvere questi problemi non è certo semplice, anzi si tratta probabilmente dei più difficili che l'uomo abbia mai dovuto affrontare. Non sta solo nella scienza affrontare problemi come questi, le cui vastissime implicazioni riguardano tutti noi. L'equazione del nostro futuro comprende anche termini di natura etica, sociale, economica e politica. Già sono state prese alcune misure, come la messa al bando attraverso trattati internazionali, della produzione dei composti chimici che distruggono l'ozono. Queste misure hanno alleviato il problema, ma non lo hanno certo risolto. Circa il 75 % dell'anidride carbonica che immettiamo nell'atmosfera deriva dalla combustione del carbone usato per produrre elettricità. Conosciamo fonti alternative di energia che ci permetterebbero di ridurre la nostra dipendenza dal carbone e non c'è bisogno di un genio per progettare sciacquoni che, come minimo, dimezzino i miliardi di litri d'acqua che usiamo ogni giorno quando "tiriamo la catena".  In linea di principio sappiamo anche come fare per non avere bambini. Tuttavia a mio giudizio stiamo affrontando questa situazione in modo troppo timido e disorganico: un convegno da una parte, un intervento palliativo dall'altra, ma tutto sommato continuiamo a tirare avanti come al solito in tempi molto insoliti come questi. Se sapeste, non importa come, che domattina vostro figlio rischia di essere investito da un camion, di certo fareste immediatamente qualcosa, senza perdere neppure un istante...Nel 2050, tuttavia, molti di noi non ci saranno più. Il ruolo che abbiamo avuto in sorte è quello dei semplici spettatori: osserviamo il nostro destino scorrerci dinanzi come un film dell'orrore, senza capire che cosa ci spinga a addentrarci sempre più in questa selva oscura. Possiamo chiudere gli occhi e convincerci che la questione non ci riguardi, visto che apparteniamo a quella minoranza che vive nei cosiddetti "paesi sviluppati". Fino a ieri potevamo ancora cavarcela così, seduti a tavola davanti alla tv mentre il telegiornale parlava di carestie e epidemie come di cose lontane, che riguardavano altri, meno fortunati passeggeri dell'astronave Terra. Oggi però il problema è divenuto inequivocabilmente globale e far finta di nulla non ci salverà. Siamo tutti sulla stessa barca.
Perché non cediate alla tentazione di dare la colpa a qualcun altro, mi permetto di farvi notare che gli abitanti delle nazioni sviluppate (ad esempio le nazioni del G7), pur contando appena il 10 % della popolazione mondiale, consumano circa la metà dei combustibili fossili e gran parte dei beni prodotti. E sono gli stessi che vendono automobili alle altre nazioni (le quali, per parte loro, farebbero meglio a cercare mezzi alternativi di trasporto). Fino a quando  accetteremo che sul nostro pianeta facciano il loro ingresso 10.000 nuovi inquilini ogni ora, nient'altro potrà funzionare. Piaccia o non piaccia, quali che siano le nostre più intime convinzioni, dobbiamo diminuire di numero e cambiare linea di condotta se vogliamo avere qualche possibilità di sopravvivere a lungo termine. Manca, a quanto pare la volontà sociale e politica di cambiare il corso delle nostre società in modo da evitare la catastrofe che incombe; non è nemmeno detto che qualcuno sappia come riuscirvi. Quel che è certo è che la strada lungo la quale ci siamo incamminati conduce alla catastrofe e che il tempo è agli sgoccioli. ..Le risorse del pianeta sono vaste ma limitate, ed è limitata anche la sua capacità di sopportare i colossali abusi ai quali lo abbiamo sottoposto.  Stiamo esaurendo preziose risorse e danneggiando in modo irreparabile l'ambiente, tanto che la nostra stessa sopravvivenza è a rischio. Stiamo tirando troppo la corda  e il pianeta è giunto sull'orlo del disastro (una parola il cui significato etimologico, quanto mai appropriato, è "perdere le stelle": una catastrofe per i navigatori). Basta riflettere un po' per giungere alla conclusione che la maggior parte dei 9 miliardi di persone che nel 2050 popoleranno la Terra non potranno godere di un tenore di vita paragonabile a quello di cui godiamo oggi nei paesi sviluppati. Anzi, non è affatto ovvio che avranno uno stile di vita purchessia. La scelta è chiara: non fare nulla e soffrirne le dolorose conseguenze o cercare di prepararci al futuro che ci aspetta tra meno di 40 anni. E dobbiamo provarci sul serio, se non vogliamo farci ridere dietro da tutta la galassia (se mai ci fosse qualcuno, là fuori, e avesse voglia di ridere)...Siamo stati fecondi e ci siamo moltiplicati (troppo!), abbiamo riempito la Terra e l'abbiamo soggiogata. Dominiamo sugli uccelli dell'aria e su ogni essere vivente che striscia sulla Terra. Resta da vedere se sia un bene. Vi prego di prendervi cura del pianeta; è l'unico che abbiamo e, per quel che ne sappiamo, potrebbero benissimo non esservene altri in grado di ospitare la vita, una vita simile alla nostra, in una regione molto vasta dell'universo. Vi soggiornerete per nemmeno cent'anni, ma altri verranno dopo di voi. E quindi uscite a riveder le stelle, stasera: vi appariranno sotto una luce molto differente."

(Dal libro di Daniel R. Altschuler: "L'Universo e l'origine della vita" Mondadori, 2005, pag. 2241-250).



La cosa che più colpisce nel dibattito ambientalista contemporaneo è la multiformità e l'irrilevanza delle voci che propongono le soluzioni più diverse e, a volte, incompatibili tra loro. Non c'è una visione unitaria e certa su ciò che bisogna fare per salvare la Terra. Tanto più che il tempo scorre ed è già molto tardi. Una cosa mi preoccupa in maniera da darmi i brividi: tutti parlano di rinunce ai consumi e decrescita economica, e questo va bene. Ma nessuna tra le voci più importanti e rappresentative degli ecologisti parla della decrescita che può salvare veramente il pianeta: la decrescita demografica. L'uomo non è ancora eticamente pronto a mettere in discussione il proprio egoismo di specie? Può essere, ed allora purtroppo il dis-astro, la "perdita delle stelle" intesa anche come perdita di orientamento in una notte sempre più buia, ci riguarderà intimamente.

1 commento:

  1. Credo che questa sia oggi l'unica vera urgenza per la nostra intera specie, se vogliamo provare a sopravvivere. Un confronto diffuso su questo argomento, con toni di amichevole confronto, così dovremmo tutti, con i nostri media, news, talk shows, forums, politici, governi, ecc, dovremmo stare lì a riservare a questo tema, la parte più importante delle nostre attenzioni. Ma credo anche che, finchè non accettiamo di guardare all'interno delle nostre reali storie personali, e delle persone reali che ci circondano a vario titolo, nelle nostre vite reali, per vedere le moltissime donne che in realtà stiamo già vedendo da tempo, costruirsi situazioni di relazione/i, nelle quali, con le quali poter diventare madri, non certo per amore verso la vita alla quale donare un figlio, ma per altri motivi molto più "venali", e, con questa acquisita consapevolezza dell'esistenza di questi nostri comportamenti, affrontiamo anche il tabù sulla maternità, ecco se non facciamo questo, credo che il vostro/nostro resti solo un bell'esempio di dibattito su un tema più che fondamentale, ma senza sbocchi. E' ovvio anche che, affrontare il come e il perchè la nostra specie si riproduce oggi, significa andare a mettere in dubbio quelle dinamiche di potere femminile a cui accennavo, per cui non è proprio possibile se non si è donne. E purtroppo di donne su questo vostro dibattito non mi sembra che se ne siano ancora affacciate .... mai dire mai ....

    RispondiElimina