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giovedì 2 agosto 2012

LA DISASTROSA CONFERENZA DI RIO 2012



Confesso di averci provato. Sotto una calura asfissiante oggi 2 agosto, ho provato a leggere il comunicato finale della conferenza di Rio 2012.  Si tratta di un papier di 53 pagine e 283 capitoli. Un’impresa sovrumana perché il documento è noiosissimo, infarcito di politically correct (i vocaboli più ricorrenti sono equality, equal rights and opportunities, cooperation,  poverty eradication, sustainable development). L’intento era di capire se nel documento si citasse il problema sovrappopolazione. Ho cercato per ore. Nulla di nulla. Dopo ore di lettura ho scoperto che per la conferenza di Rio  il problema del boom demografico non esiste. I fenomeni migratori sono semplicemente una sfida che dobbiamo affrontare: “Through forward- looking planning, we can seize the opportunities and address the challenges associated with demographic change, including migration. “ Cavolo, non ci voleva una conferenza internazionale per sapere che dobbiamo affrontare e accettare l’immigrazione!
Nel lunghissimo tedioso testo appena si accenna al fatto che si sta correndo verso i 9 miliardi di umani: . We acknowledge that with  the world’s population projected to exceed 9 billion by 2050 with an estimated two thirds living in cities, we need to increase our efforts to achieve sustainable development and, in particular, the eradication of poverty, hunger and preventable  diseases”. Fare qualcosa per rallentare la crescita demografica? Nulla di nulla. Non è un problema. Anzi non viene mai nominato il problema demografico. E’ un tabù. Così la causa e il fondamento del problema ambientale, quello da cui scaturisce tutto il resto, l’immane crescita demografica della specie homo che pone a rischio tutto l’ecosistema,  compresa la sopravvivenza delle altre specie viventi, per i grandi cervelloni riuniti a Rio  semplicemente non esiste.  Sul fatto che il pianeta si sta surriscaldando sempre più velocemente, che i ghiacciai e i poli si stiano sciogliendo e che ci stiamo avviando verso un disastro planetario immane, si fa un breve accenno richiamando soltanto il protocollo di Kyoto: “We urge parties to the United Nations Framework Convention on Climate Change and parties to the Kyoto Protocol to fully implement their commitments, as well as decisions adopted under those agreements”. Come se rifarsi ad una conferenza completamente fallita serva a qualcosa. Si chiede di applicare quello che è già stato disapplicato. Si accenna poi alla necessità che a tutti i paesi in via di sviluppo siano assicurati libero accesso alle fonti energetiche e che: “We recognize that improving energy efficiency, increasing the share of
renewable energy and cleaner and energy-efficient technologies are important for  sustainable development, including in addressing climate change”. Se qualcuno mi spiega cosa significano in termini operativi queste frasi generiche, gli sarò grato. Credo non significhino nulla.  Forse i signorini riuniti a Rio non hanno capito che qui ci sta bruciando la terra sotto il culo, che i cambiamenti climatici sono già esplosi e che se continuano a parlare come damerini dell’ovvio qui ci fottiamo il pianeta in men che non si dica. Confesso che dopo aver letto più della metà del mattone, non ce l’ho fatta più. Le ovvietà e le ripetizioni dell’ovvio erano troppe. La cosa grave è che sulla sovrappopolazione si è taciuto non solo ai tavoli ufficiali della conferenza, ma pure fuori, nelle varie sparpagliate libere assembee dei movimenti verdi che la accompagnavano.  Tutti, come i dannati descritti da Dante,  con la testa volta all’indietro – fissi sulle vecchie teorie politiche ottocentesche- a correre verso il baratro del pianeta Terra. Spero che non si facciano più queste conferenze e che si risparmino i soldi che servono a   pagare a queste cariatidi le vacanze “ambientaliste”. 

Riporto il seguente commento del Manifesto: Alla sua conclusione, il vertice di Rio + 20 sullo sviluppo sostenibile, porta a casa una grave sconfitta per le donne di tutto il mondo. Su 190 paesi presenti, il veritce è riuscito a “epurare”  il paragrafo 244 dal testo della Conferenza di Rio +20, sui diritti riproduttivi delle donne e sulla pianificazione familiare, grazie all’alleanza di Vaticano, e al sostegno di alcuni paesi islamici, come Siria ed Egitto, di alcuni stati centroamericani, come il Cile, e la Polonia. Un’azione che nega alle donne l’accesso a mezzi sicuri e poco costosi per la pianificazione familiare, e disimpegna il vertice mondiale su aborto e contraccezione

1 commento:

  1. A parte che non credo tutti accettino l'immigrazione come naturale e incontrovertibile.Per fortuna non ragioniamo tutti allo stesso modo.
    Un tempo,quando i diritti civili (che non è detto che siano assicurati),non esistevano,grosse migrazioni come quella a cui stiamo assistendo dall'africa verso l'europa,sarebbero state considerate al pari di un invasione.A cui si rispondeva in modo opportuno...

    Ma poi se il problema demografico non lo considerano nemmeno di striscio allora o sono in malafede o sono stupidi.
    Io dico tutte e due le cose.

    Ed è questo che veramente mi preoccupa.

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