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sabato 22 ottobre 2011

LO SPETTACOLO DELLA MORTE DI GHEDDAFI E' UMANO. LE BESTIE NON NE SAREBBERO CAPACI






L'esibizione dell'uccisione del dittatore, del corpo martoriato, le grida di giubilo, le sparatorie di festeggiamento, la tortura della vittima, prima del colpo finale. L'oscenità delle risa, dei volti atteggiati al godimento della vendetta. Il tutto senza processo, senza legge, senza ragione: pura violenza, idolatria della violenza. Il nome di dio, del loro dio, gridato e ringraziato per la barbarie commessa. Il sangue sul volto come quello di Cristo sul Golgota. Questa blasfema somiglianza tra la passione di Cristo e quella di Gheddafi è la cosa che colpisce e lascia interdetti, ammutoliti. Tutto questo è umano, troppo umano. Tutto questo è proprio dell'uomo, solo dell'uomo. Nessun animale, nessuna bestia si comporta così. L'uomo è davvero l'animale più crudele. Questa non è una giustificazione del dittatore assassino, anche lui era uomo, uomo tra i peggiori e come tale ha ucciso senza pietà. Ma questo tripudio della vendetta è l'essenza dell'umanità perché appartiene solo a questo animale di straordinaria crudeltà. Appena viene meno lo Stato, la forza della legge, viene fuori la ferocia che è in noi. Oppure è lo Stato stesso che uccide in un delirio di potenza. Tutti ricordiamo Sebrenica, il Ruanda, la Cambogia, Auschwitz, piazzale Loreto. In un tempo in cui i midia dominano le coscienze, la spettacolarizzazione mediatica fatta in questi giorni del massacro del dittatore è ugualmente ributtante. Che bisogno c'era di riempire tv e giornali del volto insanguinato, della passione e morte del rais? La soddisfazione che trapela sui volti di alcuni giornalisti è stomachevole. Giustamente Pierluigi Battista sul Corriere ha richiamato tutti al rispetto della morte. Cerchiamo di somigliare agli animali, di avere almeno la loro dignità.

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