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mercoledì 23 marzo 2011

Immigrazione e nichilisti nostrani


I nostri nichilisti predicano l'accoglienza di decine di migliaia di immigrati in arrivo nel nostro paese, dimenticando (o meglio fingendo di dimenticare) quello che ciò comporta: la ulteriore cementificazione del territorio italiano. A differenza dei migranti che nel secolo scorso si recavano nelle Americhe, i migranti che arrivano da noi giungono in un territorio già ampiamente sovrappopolato ed edificato. Non c'è area regionale, provinciale o comunale che ormai sia esente da strade, superstrade, case, palazzi,case, casette, villini, tuguri, capannoni, magazzini, centri commerciali, ripetitori, fabbriche. Aspetto caratteristico dei nichilisti nostrani è che essi avversano i grandi progetti, le grandi opere, le trasformazioni ambientali basate su visioni alte e idee di ampio respiro. Ritengono, sulla base di premesse ideologiche vetero-marxiste o da cattolici pauperisti, che le grandi idee di cambiamento del paese presuppongono grandi imprese realizzatrici e quindi grandi capitali, grandi finanze. Ritenendo il capitalismo e il libero mercato equivalente alla speculazione finanziaria, ed essendo intrinsecamente nichilisti, il loro motto è: piccolo è bello ( a meno che non si tratti di cooperative). Risultato: il nostro paese è fatto solo di piccole e medie imprese, a parte la solita eccezione della Fiat, o da imprese di Stato. Le nostre imprese edilizie sono imprese familiari che hanno scopi strettamente speculativi (il nichilismo genera nichilismo). Le costruzioni in questo paese sono in maggioranza costruzioni fai da te, spesso artigianali e comunque fatte da piccole società che realizzano edifici scadenti, di bassa qualità architettonica, di bassa classe energetica, fatti di materiali rabberciati. Tra l'altro spesso si tratta di edifici costruiti contro la legge in violazione o "in deroga" a piani regolatori, quando esistono. Questa filosofia anticapitalista e d'accatto ha generato periferie degradate, senza servizi,senza un piano regolatore, che hanno spesso distrutto luoghi di rara bellezza. Basti pensare alla periferia romana, in particolare la zona est di Roma: una distesa di casupole ad uno o pochi piani, larghe e basse, mal costruite, prive di qualsiasi criterio funzionale oltre che estetico. Questo modo di utilizzare l'agro romano ha distrutto un ambiente unico al mondo per bellezza e ha fatto perdere l'occasione per uno sviluppo moderno della città basato su costruzioni, anche abitative, di ampio respiro, architettonicamente qualificate, con bassa dispersione di energia e bassi consumi, con un rapporto tra edifici e aree verdi che le rendesse vivibili e degne di Roma. L'arrivo di altre migliaia di immigrati in un paese che non possiede una classe politica ed imprenditoriale con una visione alta, dotata della capacità di pensare in larga scala e su ampi progetti, porterà ulteriore degrado alle nostre città, ulteriore cemento di bassa qualità, invivibile, antiestetico, fonte di ulteriore costo energetico e di inquinamento ambientale.

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