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sabato 10 luglio 2010

LA COLATA

Come un cancro, osservando le foto satellitari, si osserva l'estendersi della colata di cemento e case intorno alle città, nelle campagne limitrofe, lungo i fiumi, nelle valli. Per molti luoghi il verde è solo un ricordo: tutto è costruito, edificato, e le poche aree verdi recintate come bestie rare allo zoo.I laghi sono bacini di acque inquinate circondate da spaventosi complessi edilizi o insulse villette da impiegato. Le coste marine costituiscono l'emblema di questo sfortunato paese in mano agli imbecilli: una devastazione continua e stupida ormai ininterrotta per tutto il perimetro della penisola. La colata si estende come una cotenna di muffa per tutta la Val Padana dal Piemonte al Veneto, ricoprendo l'Emilia e la Romagna di una patina grigia. Spaventosamente devastante, per la particolare bellezza e storia dei luoghi, è la cementificazione galoppante che sta stravolgendo la campagna toscana. Firenze-Prato-Pistoia e Pisa sono ormai una vasta megalopoli con rare isole verdi. A Siena si discute di creare un nuovo mega areoporto sponsorizzato dagli interessi commerciali di MPS e da quelli palazzinari del suo vicepresidente Caltagirone. L'Umbria è devastata da enormi nuove lottizzazioni che stanno distruggendo il suo ambiente caratteristico e stanno rendendo le sponde del lago Trasimeno una lottizzazione da palazzinari da quattro soldi. Se guardiamo poi al Sud Italia qui lo scempio raggiunge il culmine: una distesa ininterrotta di case per lo più abusive ricopre ogni chilometro quadrato dal sud del Lazio, alla Campania e quelle poche terre verdi residue sono desertificate da discariche abusive di residui industriali tossici, per cui anche i corsi d'acqua sono avvelenati e ridotti a fogne a cielo aperto. L'uso indiscriminato degli insetticidi e antiparassitari sta distruggendo le api e le lucciole, altera la crescita delle piante, avvelena i prodotti agricoli. Le coste del meridione sono ormai un nastro continuo di cemento; in alcuni luoghi un tempo meravigliosi appaiono palazzi mostruosi, veri e propri alveari con uno scempio paesaggistico che in altri più civili paesi comporterebbe la galera per costruttori e amministratori e l'immediato abbattimento. La Sardegna, fino a pochi anni fa ultima oasi di bel mare con acque cristalline, è sotto una gigantesca opera di edificazione delle coste con inquinamento e squallore che si diffondono giorno dopo giorno, mentre l'interno rimane arretrato, poco curato con strade inadeguate e paesi desolati, circondati da aree aride e degradate che li fanno apparire privi di senso.
Questa orrenda colata di cemento sta alterando il paesaggio, l'aria,i corsi d'acqua, i fiumi, le falde acquifere, la flora, la fauna, distruggendo specie animali, uccelli, gli insetti. Tutta la biosfera ne risulta irrimediabilmente devastata.
Tutto questo nella indifferenza generale o con solo poche e isolate proteste. Dietro lo scempio si fanno speculazioni politiche da parte dei soliti movimenti cosidetti ambientalisti che interpretano la cementificazione del paese come semplice effetto del capitalismo e del libero mercato. Nessuno parla nella maniera che sarebbe necessaria della spaventosa crescita demografica degli ultimi decenni. Nessuno riferisce i fenomeni del degrado ambientale alla pressione edilizia dovuta in gran parte all'alto tasso delle nascite che ha dominato per gran parte del novecento e successivamente alla incontrollata e massiccia immigrazione di nuove popolazioni e alla conseguente ulteriore richiesta di infrastrutture e di edifici. La mancanza di leggi adeguate di salvaguardia ambientale e il lassismo in materia di legalità tipico del nostro paese ha ulteriormente aggravato il problema, facendo raggiungere al fenomeno la dimensione della catastrofe. Stiamo uccidendo il futuro del nostro paese e preparando per i nostri figli una vita d'inferno.

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