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domenica 30 maggio 2010

Da "La fragilità del pensare" di Guido Ceronetti

“ I boschi sono sempre più preziosi, più malati,più sacri. Una legge che per chi li distrugge non prevede i massimi di pena è una legge che ignora il peso di certi crimini e non protegge dal male. Gli antichi, infinitamente più ricchi di noi di boschi,amministravano agli incendiari anche la pena capitale.Quando siamo diventati cristiani, abbiamo subito cominciato a lordare e distruggere i boschi sacri,e insieme la sacralità latente del bosco. Credevamo di poter fare a meno di queste forme inferiori di religiosità. Il risultato è più che niente è sacro: nessuna forma di vita,né una sorgente d’acqua né l’oceano,né un pesce-gatto né l’intimità del pensiero umano. Il cuore che non sente la presenza degli Dei in un bosco è già un cuore incendiario. Il verso leopardiano “ Vissero i boschi un dì” piglia, alla luce di questi mostruosi incendi,tutta la sua straziante pregnanza di verità. Che riparo possono essere anche cento aerei innaffiatori contro una distorsione mentale,un errore essenziale del cuore ? “

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